Il senso di.... Velastregata

Il sibilo del vento affettato dalle sartie, lo scricchiolio delle scotte morse dagli stoppers, col rumore dell'acqua tagliata dalla spigolosa prua che si tuffa sbandata con delfinei beccheggi, la randa e il fiocco quando ben a segno che rapiscono il vento nella loro tela e tu sei là, signore incontrastato dell'invelato guscio, padre di rotta per una ambita meta stretto a quel timone che affonda il lungo aratro. Odori di brezza, colori di un tramonto, uno specchio di rada dove afforchi le tue marre tra sgombri arrosto e un sigaro cubano......

Questa è l'essenza e lo spirito della nostra associazione velica. Se dunque tra il fragore delle onde sei riuscito a percepire lo stregato cantico delle sirene, molla la tua ancora sotto il faro bianco di Velastregata, togliti i sandali e bagnati i piedi nell'acqua turchese all'ombra del legno di capitan Hook........ ed anche tu rimarrai inevitabilmente stregato.


sabato 26 novembre 2011

Mal di mare? debelliamolo con i cinesi...

Fare una bella veleggiata in barca a vela o semplicemente sdraiarsi in coperta per prendere la tanto amata tintarella è bellissimo. Chi ha provato almeno una volta a navigare tra verdi isole annegate in un mare turchese ripete sicuramente l'esperienza. Purtroppo in molti vorrebbero provare queste esperienze, ma questo piacere, Colui che sta su tutte le cose... a non tutti lo vuole concedere facilmente. Infatti molte persone soffrono di un problema che non riveste propriamente i canoni di una malattia, ma in taluni situazione è talmente fastidioso che sicuramente "ti rovina la festa". Questo fastidio, nello specifico marino, è conosciuto come mal di mare. Con questo termine si è soliti indicare una forma patologica che rientra nel gruppo delle chinetosi, dette anche malattie del movimento che si manifestano con sintomi neurovegetativi determinando malesseri accompagnati da nausea e vomito. Questo succede quando variazioni improvvise e continuative di movimento stimolano la Macula, una struttura del sistema nervoso centrale nonchè alcune strutture dell'orecchio interno. Queste stimolazioni continue e incoordinate, quali il movimento dell'onda che provoca il rollio e il beccheggio della barca, associate anche ad un alterato stato emotivo data la precaria situazione ambientale, provocano la comparsa dei tipici sintomi del mal di mare. I consigli di base che si possono dispensare a chi è soggetto a questi disturbi in navigazione o non,  è di non rimanere sottocoperta ma all'aria aperta  sdraiati  ad occhi chiusi, oppure rimanere seduti ben aggrappati ad un punto ben saldo guardando un punto fisso all'orizzonte, giammai focalizzare lo sguardo sulla barca che ondeggia. Un rimedio naturale consiste nel mangiare poco e spesso cibi secchi (kraker, fette, ecc.), bere acqua se necessario ma con moderazione; non bere assolutamente alcoolici. Ma quando questi rimedi risultano essere blandi per mancanza di risultati, allora bisogna ricorrere a ben altro. Esistono nella medicina moderna decine di prodotti medicinali che tentano di arginare questo fenomeno. In primis, non è detto che sempre ci riescano e poi, il risultato varia comunque da individuo a individuo. Inoltre si tratta sempre di medicinali, con le loro caratteristiche di sintesi che possono determinare non pochi problemi, nonchè le loro innumerevoli, dichiarate controindicazioni.  Senza passare all'elenco dei vari medicinali pubblicizzati per tale scopo, proprio perchè siamo dubbiosamente perplessi dai mirabilanti effetti risolutori promessi, possiamo altresì consigliare di provare un metodo naturale, utilizzato da millenni nella medicina cosidetta "alternativa" che richiama i principi dell'agopuntura cinese. E' noto che secondo questa pratica, il nostro corpo è disseminato di punti i quali, in collegamento tra loro, vengono a "disegnare" una mappa costituita da linee immaginarie chiamate "meridiani" attraverso i quali scorrerebbe un'energia vitale, direttamente influenzabile dalle leggi della natura. Questi punti cutanei dunque, se stimolati, possono produrre reazioni interne tradotte in benefici, attraverso molteplici e complessi meccanismi. Non addentrandoci oltre in un campo le cui informazioni riempirebbero un'intera enciclopedia, rimaniamo nell'ambito del nostro problema da risolvere che è quello di cercare di debellare in maniera semplice e naturale i malesseri determinati dal mal di mare. Collegandoci con quanto sopra premesso, possiamo affermare che esiste un punto definito tra i più importanti chiamato NeiKuan o anche punto P6 del meridiano dei vasi sanguigni, considerato un punto di rimedio per nausea, vertigini, vomito, distonie digestive, ed altro. La localizzazione si determina nel seguente modo: poggiare le tre dita centrali della mano destra  al'interno e al centro del polso della mano sinistra, ovvero tra i due tendini,  facendo attenzione che il dito anulare poggi il suo orlo sulla piega tra mano e polso; il punto P6 si troverà esattamente sotto il polpastrello del dito indice. Questo punto può essere stimolato attraverso la pratica dell'agopuntura o anche attraverso una pressione prolungata da effettuarsi anche con le sole dita, e in tal caso questa operazione prende il nome di "acupressione". Ovviamente non staremo tutto il giorno in barca a tastarci il polso poichè avremo sicuramente ben altro da fare, allora, esiste allo scopo, un prodotto che effettua la necessaria, continua acupressione per noi. E' costituito da due semplici fascette in tela elastica che vanno posizionate ai polsi (tipo quelle dei tennisti). All'interno di queste c'è un bottoncino di plastica anallergica che preme dolcemente, in continuazione, sul punto P6. Negli ultimi charter effettuati, avendo consigliato ad alcuni membri della ciurma questo prodotto che si compra in farmacia per meno di 20 euro, questi, per la prima volta nella loro vita, non hanno nella settimana minimamente accusato alcun disturbo, diversamente dalle volte che in precedenza, avevano trangugiato medicinali di vario tipo, non risolvendo comunque il problema con l'aggravante di aver dovuto subire fastidiosi effetti collaterali (dilatazione della pupilla per la settimana successiva al charter dato l'effetto della scopolamina contenuta in cerotti antinausea; ecc.)


giovedì 17 novembre 2011

Batterie a carica infinita...

Nulla può essere più “verde” di una barca a vela. Stare immersi nella natura, solcare i marosi spinti dall’amico vento che ingravida le nostre bianche vele, assaporando a occhi chiusi tutti i profumi del mare e soprattutto col desiderio di dormire sovente in una rada turchese sempre diversa. Meglio evitare i porti, per quanto possibile, diventati sempre più onerosi, sempre più affollati e chiassosi. Ma un tetro figuro, nascosto dietro l’angolo, proietta in terra l’ombra del suo coltello minacciosamente sollevato sui nostri fervidi progetti. Per essere completamente svincolati dalla banchina, a parte il rifornimento idrico di bordo, dovremmo essere completamente autonomi sotto l’aspetto dell’energia elettrica. Questa ci viene solitamente fornita dalle batterie di bordo a 12 volt continui, o anche sotto forma di corrente alternata a 220 volt quando abbiamo la fortuna di disporre di un buon inverter ma.... questa energia ovviamente non è eterna. Le batterie pian piano, mentre le “strozziamo” con i nostri consumi, perdono la loro forza, e prima o poi andranno ovviamente ricaricate per garantire prestazioni tali da far funzionare giornalmente le innumerevoli apparecchiature di bordo, da quelle di navigazione, che “succhiano” abbastanza energia quali l’avido salpaancora, il pilota automatico, il VHF, il Plotter e tutti gli strumenti di bordo. Nel caso veleggiassimo di notte mettiamoci anche le luci di via e qualche lampada per l’illuminazione d’ambiente. Poi abbiamo le apparecchiature di comfort quali soprattutto il frigo, pressappoco perennemente acceso, col buio le luci interne entrobordo, il boiler e l’autoclave, che per tre cabine di 6 persone la sera spingono come locomotive.... ma se navighiamo sempre a vela e la sera ci fermiamo in rada..... le batterie chi le ricarica? Potremmo accendere un’oretta il motore ma, che rumore, e che puzza.... e non è educato per le barche ancorate vicine; potremmo installare un motogeneratore, che va a benzina o gasolio e comunque, seppur ben coibentato, garantisco che il vibrante rumore si sente... eccome!! potremmo installare dei pannelli fotovoltaici.... oggi ce ne sono anche di flessibili ma dove li mettiamo? su quel traliccio di poppa che non ingentilisce certo la nostra bella barca a vela? e poi la loro resa nominale è garantita solo in caso di sole pieno. Se ci aggiungiamo che tutto il sistema non è che te lo regalano proprio.... e allora, come ultima spiaggia... potremmo montare a poppa quel rombante mulino olandese, controventato con possenti tubi di acciaio inox. Ma che brutto... e pure quello, se deve essere veramente funzionale ed affidabile, non lo puoi comprare economico. E allora????

Non molti sanno che esiste un rivoluzionario dispositivo, estremamente ecologico, piccolo, leggero ed economico nell’utilizzo, che produce nel silenzio pressappoco totale, energia elettrica che viene ceduta ai nostri preziosi pacchi batterie, ricaricandoli di conseguenza. E’ una tecnologia già conosciuta ma solo da poco intelligentemente applicata alla nautica, infatti ha cominciato ora a fare capolino nel ventaglio della sua nutrita accessoristica. Si chiama Pila a Combustibile o Cella a Combustibile. Detto in termini semplicistici, consiste in uno scatolotto più piccolo di un trolley da viaggio (quelli proprio piccoli da severe norme aeree low cost) dal peso di 7 Kg il quale incorpora un sofisticato dispositivo che converte l’energia chimica di un combustibile (nel caso specifico metanolo puro al 99,99 %), direttamente in energia elettrica, senza che avvenga nessuna combustione. Durante la produzione diretta di energia elettrica a 12 volt, emette un prodotto “di scarto” consistente nella produzione di vapore acqueo e biossido di carbonio, in quantità talmente basse da essere paragonate a quelle prodotte dall’espirazione di un bimbo piccolino. Il dispositivo è costantemente collegato al pacco batterie attraverso un regolatore di carica il quale “accenderà” automaticamente il sistema solo quando le batterie della nostra imbarcazione richiederanno di essere ricaricate. Una volta raggiunto questo stato, il sistema, completamente automatizzato, si spegnerà da solo in assoluta autonomia e senza che ve ne accorgiate minimamente. I cinque modelli proposti offrono una potenza di carica che va dai 600 Wh (50 Ah) ai 2.200 Wh (180 Ah), adatti a caricare batterie a 12 volt piombo/acido, e 12 volt piombo/gel. Il consumo dichiarato di metanolo è semplicisticamente espresso in un parametro nominale di 0,9 litri per Kwh prodotto, pertanto il consumo sembra essere veramente esiguo. A titolo esemplicativo, il modello la cui potenza è di 1.600 Wh, fornisce fino a quattro volte più energia di un impianto solare di 100 Wp che lavori, all’apice della luce del giorno, al massimo della sua potenzialità di produzione, con l’incomparabile pregio che la pila a combustibile lavora sempre, e al medesimo regime, di giorno come di notte, con la pioggia, all’ancora, o in navigazione a vela col mare mosso. L’unico cruccio è il costo, che per il momento si aggira intorno ai 3.000 euro, ma rapportando i vantaggi/benefici rispetto alle altre tecnologie sopra enunciate..... direi che non c’è storia.




mercoledì 16 novembre 2011

Riserva Marina Egadi; aggiornamento su campi boe

Ferme restanti le nostre considerazioni relative al primo servizio sul tema, riteniamo doveroso aggiornare il paragrafo “campi boe” in quanto abbiamo riscontrato la buona disponibilità dell'ente parco (AMP) nel proseguire l'opera di ripristino dei campi ormeggio destinati al diporto. I lavori, autorizzati dalla CP di Trapani, si svolgono nella maggior parte dei siti dove, nel 2002, 2003, e 2005 erano già installati i gavitelli. Questi sono rossi di classica fattura e dovrebbero essere delimitati da boe gialle munite di lampeggiante notturno per essere facilmente identificate al buio. In via sperimentale tutti i gavitelli posizionati potranno al momento essere liberamente utilizzati senza obbligo di dover acquisire autorizzazioni dall'ente gestore. Segue l'elenco dei 28 gavitelli al momento installati. Nell'isola di Favignana: 8 a Cala Rossa e 7 al Preveto; nell'isola di Marettimo: 4 allo scalo Maestro e 4 alla Conca; nell'isola di Levanzo: 3 a punta Altarella e 2 a capo Grosso. I Presidente dell'AMP ha dichiarato che nel corso del 2012 saranno installati altri 100 gavitelli sparsi per la riserva e saranno necessariamente tutti a pagamento. I proventi serviranno a finanziare la riserva marina, proteggere l'ambiente ed anche generare occupazione. Sperando che i decantati impegni si traducano in una prolifica realtà dei fatti, auspichiamo vivamente che gli stessi non diventino promesse da....marinaio.



giovedì 10 novembre 2011

Visore notturno

Nel Charter effettuato all'arcipelago delle Eolie a luglio 2011, l'ultimo giorno utile della nostra crociera abbiamo offerto alla ciurma di soci l'escursione più emozionante della settimana, vedere la sciara di fuoco di notte direttamente sotto il vulcano di Stromboli rinnovando i nostri abituali riti tribali tra un'esplosione e l'altra di lava, sorseggiando insieme prosecco di Valdobbiadene gelato a puntino. Per rendere l'escursione particolarmente interessante, auspicando sempre condizioni meteo e di mare tranquille, non andiamo mai appena fatta notte poichè è pieno di barche e barconi zeppi di turisti provenienti anche da Tropea e Capo Vaticano, che sembra Venezia a carnevale. Aspettiamo dunque un'ora tarda dove pressappoco non c'è più nessuno. Dunque, arrivando da Panarea ancora di giorno abbiamo prenotato il nostro gavitello per la notte nel campo boe di "Sabbianera" a Scari di Stromboli, ormeggiato con l'aiuto del ragazzo addetto al campo, e successivamente cenato con un dentice al forno gigantesco acquistato la mattina stessa nonchè innaffiato le vogliose gole con freddissimi Corvo e Regaleali. Verso le ore 22 ci siamo preparati alla partenza direzione sciara di fuoco che è ubicata letteralmente dalla parte opposta del vulcano rispetto al punto di ormeggio. Non essendo stato possibile contrassegnare un waypoint sul plotter purtroppo un pò difettoso in alcune funzioni (con barche prese a nolo ci è capitato spesso), e avendo preso riferimenti ottici rispetto a barche ormeggiate alle numerose boe, abbiamo inoltre contrassegnato la nostra lasciandoci legati due nostri parabordi, purtroppo a disposizione solo di colore blu. Partiti alla volta della nostra destinazione a motore poichè in assenza di vento e considerando il viaggio di un'oretta, abbiamo rischiato molte volte di incappare nella miriade di boette di reti da pesca poste sul nostro cammino, ovviamente non segnalate. Comunque, pur avendo navigato con molta attenzione, diciamo che siamo stati fortunati poichè non ne abbiamo prese nè all'andata nè al ritorno... e il rischio era tangibilmente presente poichè erano proprio tante che ci sfilavano in successione sui lati. Dopo la bella escursione che ha offerto uno spettacolo strepitoso con esplosioni di lava alte cento metri, che tra l'altro ha scolpito sul nostro libro di bordo gli abituali consensi, tornati verso il gavitello per la notte abbiamo avuto non poche difficoltà a ritovarlo, in un buio veramente pesto. Le due barche che avevamo preso a riferimento non c'erano più, la ventina di barche presenti in ormeggio ci creavano solo confusione, e dopo aver consumato un pacco intero di batterie della potente torcia alogena, dopo mezz'ora buona ce l'abbiamo fatta.  Morale.... se avessimo avuto a disposizione gli occhi di una civetta non avremmo avuto di questi problemi, ma purtroppo...... Poi per caso, all'ultimo 51mo salone nautico di Genova abbiamo trovato quello che faceva al caso nostro, un accessorio non molto costoso per quanto lo stesso di fatto poteva egregiamente offrire. Un piccolo visore notturno portatile monoculare che si tiene in mano come un cannocchiale e permette di vedere perfettamente al buio della notte, in bianco e nero, oggetti e persone anche a distanze elevate. Per dare un'idea della potenza del visore, il modello leggermente più costoso con risoluzione 320x240 pixel, al buio più completo rileva nitidamente l'immagine di un barchino a 1200 metri di distanza e di un naufrago in acqua che si sbracci in condizione di mare mediamente calmo, a ben 800 metri circa. Ci tengo a evidenziare che sistemi del genere, sapevo esistessero già da diversi anni i quali vengono soprattutto installati su grandi yacht a motore dove hanno diverse telecamere con questa tecnologia che rimanda il segnale video a monitor posizionati in plancia, ma i costi.... ve li lascio immaginare. Questo invece non costa più di un buon binocolo marino. Dimenticavo un dato che per qualcuno potrebbe essere importante, ha anche un'uscita video composita per collegare un eventuale monitorino esterno. Dunque, se avessimo avuto questo gioiellino della tecnologia, compatto e più piccolo di una bottiglietta di Coca, nel nostro caso vissuto, avremmo avuto meno tensioni ed avremmo perso sicuramente mooolto meno tempo. Intelligenssorio promosso e consigliato!!


mercoledì 9 novembre 2011

Vendèe Globe 2012

Questo post sarà frequentemente aggiornato in virtù delle notizie fresche che saranno di volta in volta disponibili. In allegato lo strepitoso promo video.
E' stato tagliato il nastro di partenza che apre la campagna mediatica per  l'avvio, il 10 novembre 2012, della più estrema regata velica per solitari che sarà scandita dal colpo di cannone di Les Sables d'Olonne, costa della Vandea, in Francia. Questa regata, vera e propria maratona di 25.000 miglia nautiche che  promette come sempre un'estrema lotta contro il mare, non a caso viene definita l'Everest della vela oceanica. Per i meno informati, consiste nel giro del mondo in solitario senza scalo e senza aiuti esterni di nessun tipo, con scafi di circa 18 metri notevolmente performanti. Ferree le regole di partecipazione che prevedono principalmente eccezionali misure di sicurezza tra le quali scafi autoraddrizzanti, inaffondabili, a tenuta stagna con un'uscita di sopravvivenza sul fondo e fornitissimi kit di individuazione e sopravvivenza, non ultimo il divieto di scendere al di sotto del 57°parallelo sud al fine di diminuire per quanto possibile il rischio superfluo. Se il regolamento confermerà il massacrante programma delle edizioni precedenti, i regatanti faranno rotta verso il golfo di Biscaglia dirigendosi successivamente a sud, verso la circumnavigazione dell'Antardide da Ovest ad Est, doppiando i due temibili capi, Agulhas e Leeuwin, risalendo dal non meno irruento capo Horn per ritornare al porto di partenza di Les Sables.


Riserva marina Protetta Egadi

Nostre impressioni dall'esperienza diretta vissuta all'arcipelago nello scorso settembre 2011 a bordo di un Oceanis 423.
Arcipelago delle Egadi, un paradiso terrestre a poche miglia dalla costa siciliana, un vero eden da salvaguardare, ed è per questo che, giustamente, nell'anno del Signore 1991 viene istituita un bella riserva marina.  54 ettari di territorio vengono dunque vincolati  totalmente e parzialmente cingendo le tre isole principali, Favignana, Levanzo e Marettimo e a seguire gli isolotti minori Formica e Maraone, questi praticamente  inaccessibili. Dunque, a causa di questi virtuali reticolati, quasi la metà dell'intera area non risulta fruibile dalla navigazione turistica, tantomeno a vela. Inviolabile, pena salve di bombarda la zona A, senza alcuna eccezione. Parzialmente fruibile ma a condizioni da inquisizione la zona B. Quest'ultima infatti non si può attraversare neppure in solo transito ma bisogna circumnavigarla al di fuori del suo rigido perimetro. Ad esempio, tutta la zona occidentale di Marettimo è zona B e paradossalmente, pur avendo una barca a vela e dimostrando di essere in grado di poter arrivare appunto a vela in una caletta rispettando la dovuta distanza dalla roccia a picco sul mare non c'è storia..... non puoi transitare, non puoi entrare, ovviamente non puoi ancorare, non puoi pescare a lenza e sopratutto vietatissimo in tutto l'arcipelago effettuare pesca subacquea con qualsiasi mezzo, dalla forchetta al fucile e, cosa ben più grave, nell'area sono rarissimi i campi boe nonostante se ne richieda il bisogno da anni!  (a settembre scorso ne abbiamo viste  nuove a cala rossa ma la prima mareggiata le aveva già spostate tutte!!)  Però...  se tu lasci al  porticciolo turistico di Marettimo il tuo 12 metri pagando 70 euro a notte (a settembre) e ti accordi con un isolano autorizzato il quale ti porti il giorno dopo con il suo gozzetto a visitare via mare l'inviolabile zona interdetta pagandogli un tot a persona.... allora si può fare, e tutti i giorni, un esercito di gozzetti a motore diesel e fuoribordo, transitano su e giù attraverso le sacre, inespugnabili, coste della riserva............  Morale...  ritenendo ciò una "lacuna" dimostrata dalla gestione dell'area marina protetta e sottolineando che ovviamente siamo i primi ad essere fautori delle tutele a difesa della natura e dell'ambiente...  rimaniamo indignati quando il bene, che possiamo definire a ragione patrimonio dell'umanità, rimane dietro un virtuale muraglione che ne impedisce persino la vista ma poi, elargendo un Fiorino riesci a vedere il cammello.... allora non va bene......  In Italia ci sono molti parchi che pur stentando a decollare al loro nascere (e qui si parla del 1991), si sono perfettamente integrati e fusi tra i canoni dell'offerta e quelli della fruizione, dando appunto la possibiltà a chiunque, dietro opportuni e giusti paletti, di fruire del prezioso bene nella consapevolezza che altrimenti, rimarrebbero belle ma sterili cattedrali nel deserto. Un valido insegnamento può derivare dalla riserva marina dell'Asinara in Sardegna. Dopo il suo indeciso decollo è brillantemente entrata a regime regalando emozioni con una precisione da fare invidia al tedesco di turno. Alle imbarcazioni a vela sono riservati ben 63 gavitelli sparsi sulla "East coast" dell'isola. Si prenota il gavitello on line, si paga all'istante con PayPal, se c'è disponibilità si è subito autorizzati con una e-mail, e con 30 euro al giorno per un 13 metri, ti ritrovi il tuo personale magico spazio nella laguna delle fate, ma attenti!! una sola sciacquata di mani dal lavello della cucina impietosamente segnalata dallo scarico a mare.... e vi ritrovate giustamente cannoneggiati dall'alto di cala Maestra. Vivamente consigliato dunque, almeno un piccolo serbatoio delle acque nere da 40 litri.




Alessandro alla Vendèe Globe 2012

Alessandro di Benedetto, premiato velista dell'anno 2010, si sta preparando a ripetere quanto oggetto della sua mitica impresa effettuata a bordo di un guscio di noce di soli 6,50 metri. Tenterà questa volta, partecipando alla regata del Vendèe Globe 2012 sfidando i più forti velisti del globo, di effettuare il giro del mondo senza assistenza e senza scalo (ovvero senza mai mettere piede a terra) su un'imbarcazione di 18 metri, un'Imoca 60 progetto Finot-Conq, un pò vecchiotta (1998) ma secondo Alessandro, che ha già l'appoggio di uno sponsor Francese di materie plastiche, con un refitting di 150.000 euro può diventare discretamente competitiva. Sarà lui stesso a lavorarci sopra con l'esperta manualità che lo contraddistingue. Questa durissima regata, che arriva fino al terribile 50mo parallelo, è considerata per difficoltà e pericolosità, l'Everest della vela infatti ad ogni edizione disputata si sono verificati rovesciamenti, cadute in mare, naufragi e ci sono stati anche dei morti. Se Ale riuscisse in questa impresa insidierebbe il trono di Giovanni Soldini, il famoso navigatore solitario che comunque non ha mai partecipato a questa temibile regata estrema.



 


martedì 8 novembre 2011

Alessandro di Benedetto

Quante volte avrete sentito parlare di navigatori solitari che hanno fatto il giro del mondo in barca a vela. Uomini, donne, adolescenti, ultraottantenni, la maggior parte con prue volte verso rotte convenzionali, ma a volte anche... contromano, andando contro i venti dominanti anzichè farsi più o meno portare. Barche a volte extralarge, o spesso di medie dimensioni, sovente ultratecnologiche, ma mai, comunque, di dimensioni tali da misurare soli 6,50 metri. Il marinaio ultraterreno che con una barca del genere è riuscito in una impresa che definire storica sarebbe un sostanziale diminutivo di quanto realizzato, si chiama Alessandro di Benedetto, un Italo Francese il cui piede marino si formò alla tenera età di 8 anni. Dopo aver navigato in lungo e in largo per decenni, avendo più volte attraversato l’Atlantico anche a bordo di un piccolo catamarano da spiaggia di 5 metri non cabinato, agli inizi del 2009 ha progettato un viaggio epico in solitario attorno al mondo, senza scalo nè assistenza, reinventando di sana pianta un vecchio scafo in legno della classe “mini 6,50” adattandolo come un vestito ai suoi bisogni. Il guscio di noce, forgiato nella ristrutturazione con la maestria di un vecchio lupo di mare, ha visto applicate modifiche strutturali inedite con tecnologie di base, ma estremamente efficienti. A bordo ecologia a impatto zero e piena autosufficienza attraverso un piccolo dissalatore; pannelli fotovoltaici, idrogeneratore e pala eolica per le batterie. Senza motore ma con una generosa velatura, partendo da Sables d’Olonne (Francia costa Atlantica) il 26 ottobre del 2009, ha percorso 28.360 miglia marine in 268 giorni facendo medie di 105 mg al giorno per 4,3 nodi / ora. Accompagnato da delfini, balene, orche, testuggini, ha attraversato bonacce, tempeste ed onde di 15 metri doppiando i tre mitici capi, Agulhas, Leeuwin, Horn, dove in quest’ultimo ha persino disalberato. Ma non ha richiesto assistenza. Alessandro infatti non si è dato per vinto ed ha allestito un armo di fortuna con le parti rimaste integre, e seppur avendo davanti a lui ancora migliaia di miglia da macinare, il 22 luglio del 2010 ritornava all’ormeggio da cui era partito nove mesi prima omologando così un nuovo record del mondo per una circumnavigazione del globo effettuata in solitario con la più piccola imbarcazione a vela della storia. Alessandro di Benedetto, velista dell’anno 2010.


lunedì 7 novembre 2011

Autogrippiale

Avete passato una giornata stupenda in barca ancorati nella vostra caletta preferita. Comincia a far sera e non avete ancora salpato perchè vi piace assaporare i colori e gli odori del tramonto. Seppur con rammarico è giunta l’ora di farlo ma.... dopo 30 secondi di facile recupero di catena, improvvisamente il salpaancore urla di dolore strattonando la prua verso il basso. Ebbene si, avete incagliato l’ancora. Dopo vari inutili tentativi, per sfiga siete su un fondale di 9 metri e nessuno in barca se la sente di immergersi a quella seppur modesta profondità per tentare di recuperare l’ancora, inizia a far buio. Ovviamente, quando avete ancorato, non avete previsto un grippiale. Che fate? vi rimane solo di mollare l’ancora con tutta la catena, al limite legandoci un gavitello col rischio che comunque, l’indomani, ve l’abbiano già fregata. Meditando sull’epilogo di questo storybord letterale, da oggi potreste evitare di trovarvi in una simile spiacevole situazione utilizzando un intelligente accessorio che si collega tra l’ancora e la catena. Esso è costituito da due attacchi di acciaio inox ognuno rispettivamente collegato stabilmente all’ancora e alla catena (detti “cardine” e “meccanismo di blocco/rilascio”), costituenti di fatto, un sistema di attacco ancora/catena tradizionale. In condizioni normali risulterà impossibile separare i due attacchi tra loro, ma in caso di incaglio, un terzo meccanismo (detto”sonda di massa” composta da due semigusci con dispositivo a scatto) permetterà lo sgancio immediato delle parti separando così la catena dall’ancora, disincagliandola di conseguenza. In sostanza, per arrivare a questo risultato ci si deve portare quanto più possibile “a piombo” di catena, ovvero sulla verticale dell’ancora; agganciare la cilindrica “sonda di massa” alla catena e lasciarla cadere verso il basso. Questa, per gravità andrà a cozzare sul meccanismo di rilascio posto subito dopo la cicala che svincolerà così l’ancora dalla catena. Un robusto cordino  dal carico di rottura di 700 kg (detto sagola di recupero) collegato alla catena e al diamante dell’ancora, permette di recuperare agevolmente questultima. Anche la “sonda di massa” è fornita di una cimetta che si rende indispensabile al suo recupero laddove il dispositivo non riuscisse a sbloccare l’ancora al primo colpo. Quello che noi abbiamo definito “autogrippiale” riteniamo si possa decisamente fregiare del titolo di “intelligenssorio”.

giovedì 3 novembre 2011

Ruota timone pieghevole

E’ finito il tempo dei lividi, le torsioni da anguilla e i salti da capretta nel pozzetto per superare la barriera della ruota del timone. Da oggi esiste la ruota pieghevole, a sei razze, rivestita in morbida pelle. Un semplice dispositivo rende possibile piegare un solo lato o entrambi, secondo le necessità. Con questa brillante innovazione si potrà vivere con maggiore facilità il pozzetto favorendone agevolmente gli spostamenti. E’ anche bella e con rifiniture ottimamente curate. Ottima geniale idea!