Il senso di.... Velastregata

Il sibilo del vento affettato dalle sartie, lo scricchiolio delle scotte morse dagli stoppers, col rumore dell'acqua tagliata dalla spigolosa prua che si tuffa sbandata con delfinei beccheggi, la randa e il fiocco quando ben a segno che rapiscono il vento nella loro tela e tu sei là, signore incontrastato dell'invelato guscio, padre di rotta per una ambita meta stretto a quel timone che affonda il lungo aratro. Odori di brezza, colori di un tramonto, uno specchio di rada dove afforchi le tue marre tra sgombri arrosto e un sigaro cubano......

Questa è l'essenza e lo spirito della nostra associazione velica. Se dunque tra il fragore delle onde sei riuscito a percepire lo stregato cantico delle sirene, molla la tua ancora sotto il faro bianco di Velastregata, togliti i sandali e bagnati i piedi nell'acqua turchese all'ombra del legno di capitan Hook........ ed anche tu rimarrai inevitabilmente stregato.


giovedì 17 novembre 2011

Batterie a carica infinita...

Nulla può essere più “verde” di una barca a vela. Stare immersi nella natura, solcare i marosi spinti dall’amico vento che ingravida le nostre bianche vele, assaporando a occhi chiusi tutti i profumi del mare e soprattutto col desiderio di dormire sovente in una rada turchese sempre diversa. Meglio evitare i porti, per quanto possibile, diventati sempre più onerosi, sempre più affollati e chiassosi. Ma un tetro figuro, nascosto dietro l’angolo, proietta in terra l’ombra del suo coltello minacciosamente sollevato sui nostri fervidi progetti. Per essere completamente svincolati dalla banchina, a parte il rifornimento idrico di bordo, dovremmo essere completamente autonomi sotto l’aspetto dell’energia elettrica. Questa ci viene solitamente fornita dalle batterie di bordo a 12 volt continui, o anche sotto forma di corrente alternata a 220 volt quando abbiamo la fortuna di disporre di un buon inverter ma.... questa energia ovviamente non è eterna. Le batterie pian piano, mentre le “strozziamo” con i nostri consumi, perdono la loro forza, e prima o poi andranno ovviamente ricaricate per garantire prestazioni tali da far funzionare giornalmente le innumerevoli apparecchiature di bordo, da quelle di navigazione, che “succhiano” abbastanza energia quali l’avido salpaancora, il pilota automatico, il VHF, il Plotter e tutti gli strumenti di bordo. Nel caso veleggiassimo di notte mettiamoci anche le luci di via e qualche lampada per l’illuminazione d’ambiente. Poi abbiamo le apparecchiature di comfort quali soprattutto il frigo, pressappoco perennemente acceso, col buio le luci interne entrobordo, il boiler e l’autoclave, che per tre cabine di 6 persone la sera spingono come locomotive.... ma se navighiamo sempre a vela e la sera ci fermiamo in rada..... le batterie chi le ricarica? Potremmo accendere un’oretta il motore ma, che rumore, e che puzza.... e non è educato per le barche ancorate vicine; potremmo installare un motogeneratore, che va a benzina o gasolio e comunque, seppur ben coibentato, garantisco che il vibrante rumore si sente... eccome!! potremmo installare dei pannelli fotovoltaici.... oggi ce ne sono anche di flessibili ma dove li mettiamo? su quel traliccio di poppa che non ingentilisce certo la nostra bella barca a vela? e poi la loro resa nominale è garantita solo in caso di sole pieno. Se ci aggiungiamo che tutto il sistema non è che te lo regalano proprio.... e allora, come ultima spiaggia... potremmo montare a poppa quel rombante mulino olandese, controventato con possenti tubi di acciaio inox. Ma che brutto... e pure quello, se deve essere veramente funzionale ed affidabile, non lo puoi comprare economico. E allora????

Non molti sanno che esiste un rivoluzionario dispositivo, estremamente ecologico, piccolo, leggero ed economico nell’utilizzo, che produce nel silenzio pressappoco totale, energia elettrica che viene ceduta ai nostri preziosi pacchi batterie, ricaricandoli di conseguenza. E’ una tecnologia già conosciuta ma solo da poco intelligentemente applicata alla nautica, infatti ha cominciato ora a fare capolino nel ventaglio della sua nutrita accessoristica. Si chiama Pila a Combustibile o Cella a Combustibile. Detto in termini semplicistici, consiste in uno scatolotto più piccolo di un trolley da viaggio (quelli proprio piccoli da severe norme aeree low cost) dal peso di 7 Kg il quale incorpora un sofisticato dispositivo che converte l’energia chimica di un combustibile (nel caso specifico metanolo puro al 99,99 %), direttamente in energia elettrica, senza che avvenga nessuna combustione. Durante la produzione diretta di energia elettrica a 12 volt, emette un prodotto “di scarto” consistente nella produzione di vapore acqueo e biossido di carbonio, in quantità talmente basse da essere paragonate a quelle prodotte dall’espirazione di un bimbo piccolino. Il dispositivo è costantemente collegato al pacco batterie attraverso un regolatore di carica il quale “accenderà” automaticamente il sistema solo quando le batterie della nostra imbarcazione richiederanno di essere ricaricate. Una volta raggiunto questo stato, il sistema, completamente automatizzato, si spegnerà da solo in assoluta autonomia e senza che ve ne accorgiate minimamente. I cinque modelli proposti offrono una potenza di carica che va dai 600 Wh (50 Ah) ai 2.200 Wh (180 Ah), adatti a caricare batterie a 12 volt piombo/acido, e 12 volt piombo/gel. Il consumo dichiarato di metanolo è semplicisticamente espresso in un parametro nominale di 0,9 litri per Kwh prodotto, pertanto il consumo sembra essere veramente esiguo. A titolo esemplicativo, il modello la cui potenza è di 1.600 Wh, fornisce fino a quattro volte più energia di un impianto solare di 100 Wp che lavori, all’apice della luce del giorno, al massimo della sua potenzialità di produzione, con l’incomparabile pregio che la pila a combustibile lavora sempre, e al medesimo regime, di giorno come di notte, con la pioggia, all’ancora, o in navigazione a vela col mare mosso. L’unico cruccio è il costo, che per il momento si aggira intorno ai 3.000 euro, ma rapportando i vantaggi/benefici rispetto alle altre tecnologie sopra enunciate..... direi che non c’è storia.




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