Il senso di.... Velastregata

Il sibilo del vento affettato dalle sartie, lo scricchiolio delle scotte morse dagli stoppers, col rumore dell'acqua tagliata dalla spigolosa prua che si tuffa sbandata con delfinei beccheggi, la randa e il fiocco quando ben a segno che rapiscono il vento nella loro tela e tu sei là, signore incontrastato dell'invelato guscio, padre di rotta per una ambita meta stretto a quel timone che affonda il lungo aratro. Odori di brezza, colori di un tramonto, uno specchio di rada dove afforchi le tue marre tra sgombri arrosto e un sigaro cubano......

Questa è l'essenza e lo spirito della nostra associazione velica. Se dunque tra il fragore delle onde sei riuscito a percepire lo stregato cantico delle sirene, molla la tua ancora sotto il faro bianco di Velastregata, togliti i sandali e bagnati i piedi nell'acqua turchese all'ombra del legno di capitan Hook........ ed anche tu rimarrai inevitabilmente stregato.


Visualizzazione post con etichetta L'intelligenssorio. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta L'intelligenssorio. Mostra tutti i post

martedì 24 gennaio 2012

Manovella winch elettrica

La vela è fatta di sensazioni forti, aria aperta, ma soprattutto attività sportiva; fisica; insomma, può essere anche sana fatica. Quante volte vi sarà capitato di fare una lunga navigazione di trasferimento dove la vostra rotta è 295 gradi e il vento proviene da 295 gradi? e sicuramente capita sempre quando avete un equipaggio famigliare, ridotto o comunque poco esperto. E allora vi tocca fare tutto a voi, sorbirvi tutti i bordi di bolina facendo frullare i winch come fossero trottole... ma che fatica dopo un pò.... e allora, prima che vi scoppino le braccia è bene sapere che anche stavolta ci viene incontro la tecnologia. Senza menzionare i winch elettrici fissi che sono sicuramente d’aiuto, se ce l’hai già, ma che rivestono costi di installazione improponibili se li devi installare ex novo. Vi sono invece da tempo alcuni marchingegni elettrici, impugnabili con le mani, che ruotano per noi i winch con semplicità e senza fare fatica, anche a differenti velocità. Però finora questi apparati erano legati ad un fastidioso cordone ombelicale per il trasporto dell’energia elettrica nel loro potente motore, insomma, un fastidioso cavo elettrico che era di non poco intralcio. E poi non ultimo bisognava prevedere sulla coperta almeno due punti di presa corrente con filature elettriche decisamente importanti. Finalmente una ditta Francese ha realizzato una robusta ed efficace “manovella elettrica” senza fili, alimentata a batterie ricaricabili ed anche molto potente. Diciamo che è il vero uovo di colombo, seppure sia un oggetto che fa rabbrividire i puristi e gli sportivi. Ne descriviamo di seguito le caratteristiche per un oggetto, di certo non indispensabile, ma utile per quella sola volta che vi potrà sollevare da una estrema fatica. Manovella elettrica con impugnatura ergonomica dal peso di Kg 3,90 adatta per utilizzare qualsiasi tipo di Winch con innesto standard; scafo ABS a prova di spruzzi; potenza 450 Watt con coppia max di 100 mN; componenti di trascinamento in acciaio Inox; limitatore di coppia elettromeccanico; 6 velocità per 3 rapporti con invertitore + neutro; 2 giri al secondo; consumo batteria in ricarica 1 Amp (1 ora); in dotazione: carica batterie, due batterie 18 volt 3 Amp, custodia morbida. Il costo non è dei più teneri perchè si aggira sui 1.600 euro ma considerando che con un solo dispositivo si possono agevolmente utilizzare tutti i winch di bordo compresi quelli verticali nonchè issare docilmente una grande randa senza alcuna fatica...... diciamo che in qualità di.... intelligenssorio.... è per noi decisamente promosso!


giovedì 17 novembre 2011

Batterie a carica infinita...

Nulla può essere più “verde” di una barca a vela. Stare immersi nella natura, solcare i marosi spinti dall’amico vento che ingravida le nostre bianche vele, assaporando a occhi chiusi tutti i profumi del mare e soprattutto col desiderio di dormire sovente in una rada turchese sempre diversa. Meglio evitare i porti, per quanto possibile, diventati sempre più onerosi, sempre più affollati e chiassosi. Ma un tetro figuro, nascosto dietro l’angolo, proietta in terra l’ombra del suo coltello minacciosamente sollevato sui nostri fervidi progetti. Per essere completamente svincolati dalla banchina, a parte il rifornimento idrico di bordo, dovremmo essere completamente autonomi sotto l’aspetto dell’energia elettrica. Questa ci viene solitamente fornita dalle batterie di bordo a 12 volt continui, o anche sotto forma di corrente alternata a 220 volt quando abbiamo la fortuna di disporre di un buon inverter ma.... questa energia ovviamente non è eterna. Le batterie pian piano, mentre le “strozziamo” con i nostri consumi, perdono la loro forza, e prima o poi andranno ovviamente ricaricate per garantire prestazioni tali da far funzionare giornalmente le innumerevoli apparecchiature di bordo, da quelle di navigazione, che “succhiano” abbastanza energia quali l’avido salpaancora, il pilota automatico, il VHF, il Plotter e tutti gli strumenti di bordo. Nel caso veleggiassimo di notte mettiamoci anche le luci di via e qualche lampada per l’illuminazione d’ambiente. Poi abbiamo le apparecchiature di comfort quali soprattutto il frigo, pressappoco perennemente acceso, col buio le luci interne entrobordo, il boiler e l’autoclave, che per tre cabine di 6 persone la sera spingono come locomotive.... ma se navighiamo sempre a vela e la sera ci fermiamo in rada..... le batterie chi le ricarica? Potremmo accendere un’oretta il motore ma, che rumore, e che puzza.... e non è educato per le barche ancorate vicine; potremmo installare un motogeneratore, che va a benzina o gasolio e comunque, seppur ben coibentato, garantisco che il vibrante rumore si sente... eccome!! potremmo installare dei pannelli fotovoltaici.... oggi ce ne sono anche di flessibili ma dove li mettiamo? su quel traliccio di poppa che non ingentilisce certo la nostra bella barca a vela? e poi la loro resa nominale è garantita solo in caso di sole pieno. Se ci aggiungiamo che tutto il sistema non è che te lo regalano proprio.... e allora, come ultima spiaggia... potremmo montare a poppa quel rombante mulino olandese, controventato con possenti tubi di acciaio inox. Ma che brutto... e pure quello, se deve essere veramente funzionale ed affidabile, non lo puoi comprare economico. E allora????

Non molti sanno che esiste un rivoluzionario dispositivo, estremamente ecologico, piccolo, leggero ed economico nell’utilizzo, che produce nel silenzio pressappoco totale, energia elettrica che viene ceduta ai nostri preziosi pacchi batterie, ricaricandoli di conseguenza. E’ una tecnologia già conosciuta ma solo da poco intelligentemente applicata alla nautica, infatti ha cominciato ora a fare capolino nel ventaglio della sua nutrita accessoristica. Si chiama Pila a Combustibile o Cella a Combustibile. Detto in termini semplicistici, consiste in uno scatolotto più piccolo di un trolley da viaggio (quelli proprio piccoli da severe norme aeree low cost) dal peso di 7 Kg il quale incorpora un sofisticato dispositivo che converte l’energia chimica di un combustibile (nel caso specifico metanolo puro al 99,99 %), direttamente in energia elettrica, senza che avvenga nessuna combustione. Durante la produzione diretta di energia elettrica a 12 volt, emette un prodotto “di scarto” consistente nella produzione di vapore acqueo e biossido di carbonio, in quantità talmente basse da essere paragonate a quelle prodotte dall’espirazione di un bimbo piccolino. Il dispositivo è costantemente collegato al pacco batterie attraverso un regolatore di carica il quale “accenderà” automaticamente il sistema solo quando le batterie della nostra imbarcazione richiederanno di essere ricaricate. Una volta raggiunto questo stato, il sistema, completamente automatizzato, si spegnerà da solo in assoluta autonomia e senza che ve ne accorgiate minimamente. I cinque modelli proposti offrono una potenza di carica che va dai 600 Wh (50 Ah) ai 2.200 Wh (180 Ah), adatti a caricare batterie a 12 volt piombo/acido, e 12 volt piombo/gel. Il consumo dichiarato di metanolo è semplicisticamente espresso in un parametro nominale di 0,9 litri per Kwh prodotto, pertanto il consumo sembra essere veramente esiguo. A titolo esemplicativo, il modello la cui potenza è di 1.600 Wh, fornisce fino a quattro volte più energia di un impianto solare di 100 Wp che lavori, all’apice della luce del giorno, al massimo della sua potenzialità di produzione, con l’incomparabile pregio che la pila a combustibile lavora sempre, e al medesimo regime, di giorno come di notte, con la pioggia, all’ancora, o in navigazione a vela col mare mosso. L’unico cruccio è il costo, che per il momento si aggira intorno ai 3.000 euro, ma rapportando i vantaggi/benefici rispetto alle altre tecnologie sopra enunciate..... direi che non c’è storia.




giovedì 10 novembre 2011

Visore notturno

Nel Charter effettuato all'arcipelago delle Eolie a luglio 2011, l'ultimo giorno utile della nostra crociera abbiamo offerto alla ciurma di soci l'escursione più emozionante della settimana, vedere la sciara di fuoco di notte direttamente sotto il vulcano di Stromboli rinnovando i nostri abituali riti tribali tra un'esplosione e l'altra di lava, sorseggiando insieme prosecco di Valdobbiadene gelato a puntino. Per rendere l'escursione particolarmente interessante, auspicando sempre condizioni meteo e di mare tranquille, non andiamo mai appena fatta notte poichè è pieno di barche e barconi zeppi di turisti provenienti anche da Tropea e Capo Vaticano, che sembra Venezia a carnevale. Aspettiamo dunque un'ora tarda dove pressappoco non c'è più nessuno. Dunque, arrivando da Panarea ancora di giorno abbiamo prenotato il nostro gavitello per la notte nel campo boe di "Sabbianera" a Scari di Stromboli, ormeggiato con l'aiuto del ragazzo addetto al campo, e successivamente cenato con un dentice al forno gigantesco acquistato la mattina stessa nonchè innaffiato le vogliose gole con freddissimi Corvo e Regaleali. Verso le ore 22 ci siamo preparati alla partenza direzione sciara di fuoco che è ubicata letteralmente dalla parte opposta del vulcano rispetto al punto di ormeggio. Non essendo stato possibile contrassegnare un waypoint sul plotter purtroppo un pò difettoso in alcune funzioni (con barche prese a nolo ci è capitato spesso), e avendo preso riferimenti ottici rispetto a barche ormeggiate alle numerose boe, abbiamo inoltre contrassegnato la nostra lasciandoci legati due nostri parabordi, purtroppo a disposizione solo di colore blu. Partiti alla volta della nostra destinazione a motore poichè in assenza di vento e considerando il viaggio di un'oretta, abbiamo rischiato molte volte di incappare nella miriade di boette di reti da pesca poste sul nostro cammino, ovviamente non segnalate. Comunque, pur avendo navigato con molta attenzione, diciamo che siamo stati fortunati poichè non ne abbiamo prese nè all'andata nè al ritorno... e il rischio era tangibilmente presente poichè erano proprio tante che ci sfilavano in successione sui lati. Dopo la bella escursione che ha offerto uno spettacolo strepitoso con esplosioni di lava alte cento metri, che tra l'altro ha scolpito sul nostro libro di bordo gli abituali consensi, tornati verso il gavitello per la notte abbiamo avuto non poche difficoltà a ritovarlo, in un buio veramente pesto. Le due barche che avevamo preso a riferimento non c'erano più, la ventina di barche presenti in ormeggio ci creavano solo confusione, e dopo aver consumato un pacco intero di batterie della potente torcia alogena, dopo mezz'ora buona ce l'abbiamo fatta.  Morale.... se avessimo avuto a disposizione gli occhi di una civetta non avremmo avuto di questi problemi, ma purtroppo...... Poi per caso, all'ultimo 51mo salone nautico di Genova abbiamo trovato quello che faceva al caso nostro, un accessorio non molto costoso per quanto lo stesso di fatto poteva egregiamente offrire. Un piccolo visore notturno portatile monoculare che si tiene in mano come un cannocchiale e permette di vedere perfettamente al buio della notte, in bianco e nero, oggetti e persone anche a distanze elevate. Per dare un'idea della potenza del visore, il modello leggermente più costoso con risoluzione 320x240 pixel, al buio più completo rileva nitidamente l'immagine di un barchino a 1200 metri di distanza e di un naufrago in acqua che si sbracci in condizione di mare mediamente calmo, a ben 800 metri circa. Ci tengo a evidenziare che sistemi del genere, sapevo esistessero già da diversi anni i quali vengono soprattutto installati su grandi yacht a motore dove hanno diverse telecamere con questa tecnologia che rimanda il segnale video a monitor posizionati in plancia, ma i costi.... ve li lascio immaginare. Questo invece non costa più di un buon binocolo marino. Dimenticavo un dato che per qualcuno potrebbe essere importante, ha anche un'uscita video composita per collegare un eventuale monitorino esterno. Dunque, se avessimo avuto questo gioiellino della tecnologia, compatto e più piccolo di una bottiglietta di Coca, nel nostro caso vissuto, avremmo avuto meno tensioni ed avremmo perso sicuramente mooolto meno tempo. Intelligenssorio promosso e consigliato!!


lunedì 7 novembre 2011

Autogrippiale

Avete passato una giornata stupenda in barca ancorati nella vostra caletta preferita. Comincia a far sera e non avete ancora salpato perchè vi piace assaporare i colori e gli odori del tramonto. Seppur con rammarico è giunta l’ora di farlo ma.... dopo 30 secondi di facile recupero di catena, improvvisamente il salpaancore urla di dolore strattonando la prua verso il basso. Ebbene si, avete incagliato l’ancora. Dopo vari inutili tentativi, per sfiga siete su un fondale di 9 metri e nessuno in barca se la sente di immergersi a quella seppur modesta profondità per tentare di recuperare l’ancora, inizia a far buio. Ovviamente, quando avete ancorato, non avete previsto un grippiale. Che fate? vi rimane solo di mollare l’ancora con tutta la catena, al limite legandoci un gavitello col rischio che comunque, l’indomani, ve l’abbiano già fregata. Meditando sull’epilogo di questo storybord letterale, da oggi potreste evitare di trovarvi in una simile spiacevole situazione utilizzando un intelligente accessorio che si collega tra l’ancora e la catena. Esso è costituito da due attacchi di acciaio inox ognuno rispettivamente collegato stabilmente all’ancora e alla catena (detti “cardine” e “meccanismo di blocco/rilascio”), costituenti di fatto, un sistema di attacco ancora/catena tradizionale. In condizioni normali risulterà impossibile separare i due attacchi tra loro, ma in caso di incaglio, un terzo meccanismo (detto”sonda di massa” composta da due semigusci con dispositivo a scatto) permetterà lo sgancio immediato delle parti separando così la catena dall’ancora, disincagliandola di conseguenza. In sostanza, per arrivare a questo risultato ci si deve portare quanto più possibile “a piombo” di catena, ovvero sulla verticale dell’ancora; agganciare la cilindrica “sonda di massa” alla catena e lasciarla cadere verso il basso. Questa, per gravità andrà a cozzare sul meccanismo di rilascio posto subito dopo la cicala che svincolerà così l’ancora dalla catena. Un robusto cordino  dal carico di rottura di 700 kg (detto sagola di recupero) collegato alla catena e al diamante dell’ancora, permette di recuperare agevolmente questultima. Anche la “sonda di massa” è fornita di una cimetta che si rende indispensabile al suo recupero laddove il dispositivo non riuscisse a sbloccare l’ancora al primo colpo. Quello che noi abbiamo definito “autogrippiale” riteniamo si possa decisamente fregiare del titolo di “intelligenssorio”.

giovedì 3 novembre 2011

Ruota timone pieghevole

E’ finito il tempo dei lividi, le torsioni da anguilla e i salti da capretta nel pozzetto per superare la barriera della ruota del timone. Da oggi esiste la ruota pieghevole, a sei razze, rivestita in morbida pelle. Un semplice dispositivo rende possibile piegare un solo lato o entrambi, secondo le necessità. Con questa brillante innovazione si potrà vivere con maggiore facilità il pozzetto favorendone agevolmente gli spostamenti. E’ anche bella e con rifiniture ottimamente curate. Ottima geniale idea!

venerdì 28 ottobre 2011

Freno per boma

Il dispositivo è una sorta di freno per il boma che garantisce, entro certi limiti, una maggiore sicurezza durante la strambata. Molto utile durante le lunghe navigazioni con vento in poppa, soprattutto se a bordo circola una ciurma occasionale poco esperta. Facile risulta infatti finire in acqua causa una imprevista strambata mentre si attraversa tranquillamente la tuga con bibita e telefonino tra le mani.  Il suo principio di funzionamento è abbastanza elementare: una cima è data volta attraverso il tamburo del freno e fissata saldamente in coperta su due lati. Uno dei due capi attraversa una pastecca e poi viene rinviata in pozzetto per poterne regolare conseguentemente la tensione. La cima avvolta sul tamburo del dispositivo, in virtù dell’attrito con lo stesso, frenerà il boma a seguito di irruenti escursioni, salvaguardando così le teste della ciurma da impreviste megarandellate, se non di peggio. E’ dunque indubbiamente un ottimo oggetto ma nel caso si volessero risparmiare le centinaia di euro necessarie al suo acquisto, esistono dei succedanei che raggiungono quasi lo stesso risultato con poche decine di euro ed un minimo di manualità fai da te. Applicando lo stesso principio dell’oggetto descritto, si utilizza nel caso specifico un discensore ad 8 da alpinismo di adeguate dimensioni, più alcuni metri di cima adeguata allo scopo. Questo sistema artigianale può riuscire ad arginare l’impeto di rande anche di 40 mq. Risparmiare si può.