Il senso di.... Velastregata

Il sibilo del vento affettato dalle sartie, lo scricchiolio delle scotte morse dagli stoppers, col rumore dell'acqua tagliata dalla spigolosa prua che si tuffa sbandata con delfinei beccheggi, la randa e il fiocco quando ben a segno che rapiscono il vento nella loro tela e tu sei là, signore incontrastato dell'invelato guscio, padre di rotta per una ambita meta stretto a quel timone che affonda il lungo aratro. Odori di brezza, colori di un tramonto, uno specchio di rada dove afforchi le tue marre tra sgombri arrosto e un sigaro cubano......

Questa è l'essenza e lo spirito della nostra associazione velica. Se dunque tra il fragore delle onde sei riuscito a percepire lo stregato cantico delle sirene, molla la tua ancora sotto il faro bianco di Velastregata, togliti i sandali e bagnati i piedi nell'acqua turchese all'ombra del legno di capitan Hook........ ed anche tu rimarrai inevitabilmente stregato.


giovedì 19 gennaio 2012

Naufragio Giglio

Vorrei esternare la mia preoccupazione riguardo il pericolo che la nave slitti oltre la scarpata con le conseguenze ben immaginabili.... Visto che si è già parlato di progetti fantascientifici (megapalloni aerei a gas elio o palloni di spinta subacquei) per poter rimettere in asse la nave o se non altro trainarla fuori al largo (ma chissà quando visto che a breve potrebbe colare a picco), mi chiedo perchè, al fine di poter terminare i lavori di ricerca; di sicurezza, e per il recupero del carburante, una delle innumerevoli menti illuminate che stanno gestendo l'emergenza non abbia ancora pensato ad imbragare la nave a terra attraverso l'utilizzo di cavi di acciaio. Si potrebbe fare!!! si può sicuramente fare, visto che il relitto si trova a soli 50 metri dalla costa rocciosa. E' d'obbligo evidenziare che non sarebbe uno sforzo di carico in sollevamento, a cui sarebbe impensabile resistere, ma di trazione, pertanto, con un ipotetico carico di tiro per 100 tonnellate, che non sarebbe poco, risulterebbero finanche eccessivi  200 pali di ferro sparati nella roccia che terrebbero tranquillamente lo sforzo individuale di 500 Kilogrammi. Poi successivamente i pali verrebbero tagliati e ripristinata la superficie delle rocce come se nulla fosse accaduto, ripristinando così anche l'habitat naturale. Non sarebbe affatto fantascientifico e il nostro genio militare ci metterebbe al massimo tre giorni. Questa possibilità l'ho ragionata insieme ad un amico ingegnere meccanico, professionista nel campo, il quale esternava il suo stupore chiedendosi per l'appunto come mai ancora nessuno ci avesse pensato. Auspicando che le menti pensanti adesso al alvoro non abbiano nulla a che spartire con l’esempio della gestione del terremoto dell’Aquila,  auguriamoci che a qualcuno di questi gli si accenda il cervello, prima che succeda l’irreparabile visto che le previsioni per mare molto mosso le hanno già divulgate da tempo.... Hook 

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